logo il merito

ISSN 2532-8913

home paralax 00

Twitter response: "Could not authenticate you."

Less is more. Stiamo assistendo all’estinzione del contante?

di Francesco Laschi

  1. Eliminare le banconote da 500 €uro per avviare la rivoluzione cashless in Europa

È iniziata una guerra all’utilizzo del contante? La BCE sta viaggiando a vele spiegate verso una società cashless, a partire dall’eliminazione della banconota da 500 €uro, ritenuta responsabile di gran parte dei flussi in nero transitanti in Europa.

Ma è solo questione di economia sommersa? O piuttosto vi sono anche altri obiettivi dietro la smaterializzazione della moneta?

La misura, proposta dalla Germania a metà febbraio - di abolire le banconote di grande taglio per il timore che, con il bail- in, si verificasse una corsa agli sportelli (a tal proposito si consiglia la lettura dell’articolo di F.Drost, The death of cash, sulla rivista Handelsbatt, n. 354 del 26 gennaio 2016) - è fortemente sostenuta da tutti i paesi leader dell’Unione Europea, facendo leva sulla guerra valutaria al terrorismo e all’evasione. È fatto notorio, e peraltro logico, che la banconota da 500 €uro, insieme al Franco Svizzero da 1000, sia il taglio preferito per i traffici nel Vecchio Continente, quali riciclaggio, evasione e finanziamento delle attività criminali; per questo Benoit Coeure, membro dell’executive board di BCE, si è espresso a favore dell’estinzione dei fogli viola, a suo avviso responsabili dell’aumento drastico del riciclaggio (Le Parisien,11 febbraio 2016). Le banconote di grosso taglio, come riconosciuto dalla BCE, infatti, costituiscono circa il 35% del denaro circolante, sono facili da trasportare e permettono di portare in piccoli contenitori ingenti somme. D’altra parte, secondo una recente analisi di Stratfor (A world without cash) pubblicata su Forbes (29 febbraio 2016), il 60% circa dei cittadini europei dichiara di non aver mai avuto in tasca una banconota di colore viola. Bisogna poi fare i conti con gli attacchi terroristici che hanno colpito l’Europa negli ultimi mesi; a tale riguardo, la Commissione Europea ha fatto presente all’Eurotower il pericolo che la cospicua circolazione sommersa di contante possa alimentare le operazioni terroristiche.

  1. Nuove esigenze per nuove problematiche

Se non fosse per motivi di sicurezza e lotta all’economia sommersa, sembrerebbe davvero singolare che un paese heavy cash come la Germania sia il maggiore sostenitore della guerra al contante. Consideriamo però che Germania e Austria hanno una tradizione di utilizzo del contante fisico molto radicata (potremmo aggiungere anche il Lussemburgo, ma per motivi di politica interna ed economica più che derivanti da tradizioni storiche: è infatti il primo produttore di banconote europeo), data dal background storico dei due paesi. Entrambi hanno infatti attraversato periodi di iperinflazione, per gli immensi debiti di guerra contratti, che hanno spinto la popolazione al desiderio di privacy e controllo sui risparmi; per anni infatti, la presenza di regimi dittatoriali ha privato i cittadini di molti diritti, facendo emergere i bisogni sopra detti. Anche dopo la crisi del 2008 molti tedeschi si sono rifugiati nel contante, ritirando ingenti somme, in tagli grandi, dagli sportelli bancari.

Ci saremmo aspettati che tra i propugnatori della guerra al contante vi fossero piuttosto i paesi scandinavi, già attrezzati per una società cashless. In Svezia è sempre più raro l’utilizzo di contante, gli Atm stanno scomparendo e perfino le donazioni in chiesa vengono effettuate tramite App su smartphone. La Danimarca ha fissato per il 2030 l’eliminazione del contante (all’altro capo del mondo anche l’Australia si prepara ad eliminare il contante entro il 2020). Ciò è attualmente possibile grazie ai nuovi strumenti tecnologici e mobile, dotati oramai di mezzi di pagamento integrati e smart.

Anche l’Italia sta sperimentando la società cashless, seppur a ritmi ben più blandi; nel 2015 il Comune di Bergamo ha inaugurato il progetto Cashless City, un concorso che ha premiato i clienti utilizzatori dei mezzi di pagamento elettronici, gli esercenti e perfino le istituzioni, al fine di incentivare gli strumenti alternativi alla moneta. Mentre consumatori e aziende potevano accedere a premi e buoni sconto, le istituzioni potevano raggiungere predeterminati goal, al raggiungimento dei quali i finanziatori avrebbero potuto investire in progetti tecnologici e smart (spazi di coworking, connessioni avanzate ecc.).

  1. Un mercato senza il contante: l’impatto sui tassi

Una società senza contante può incidere su numerose variabili economiche, con significativi vantaggi per le istituzioni finanziarie, banche incluse. L’ulteriore riduzione dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea costringe ad esempio le banche ad addebitare ai clienti le commissioni sui depositi, con conseguente corsa agli sportelli bancari per il ritiro. Ebbene, diminuendo il denaro circolante si creerebbe lo scenario perfetto per controllare il ritiro di cash, scongiurando possibili eventi disastrosi (ricordiamo le corse agli sportelli bancari greci nel 2015), controllando il trasferimento dei capitali e combattendo le conseguenze sul consumatore finale a seguito del taglio dei tassi, come precedentemente detto.

Ma come può il passaggio alla moneta elettronica ostacolare fenomeni di ritiro massivo di liquidità? Secondo Miles Kimball, professore della University of Michigan, la soluzione appare semplice ed intuitiva: rendere i tassi sul contante fisico più negativi dei tassi sulla moneta elettronica, in modo da trasformare la corsa alla banconota in una corsa ai sistemi di pagamento elettronici. Inoltre, in questo modo, le banche, complice ancore l’interesse negativo, porrebbero fine al prestito di contanti tra istituti, per evitare l’onere connesso ai depositi cash, creando un effetto a catena anche su le aziende private che taglierebbero poi l’utilizzo del contante.

  1. Le conseguenze sociali

Tutto bene. Ma bisogna tenere conto anche della funzione sociale della moneta fisica. Ad esempio, all’ interno dell’economia sommersa vi sono casi di estrema povertà, persone che sopravvivono di elemosina, per le quali  è ancora fondamentale la presenza della banconota fisica. Su scala più ampia, inoltre, alcuni paesi meno sviluppati, economicamente e tecnologicamente, rischierebbero di rimanere indietro, emarginati dall’economia globale. Il passaggio ad un mondo senza contante dovrebbe quindi, per non essere troppo traumatico, avvenire di pari passo in ogni paese; il che è però, di fatto, pressoché impossibile.

Infine, come detto a proposito della Germania, esiste un problema di privacy del cittadino, facilmente violabile in un mondo sempre più automatizzato. E’ il solito problematico bilanciamento, di sempre più pressante attualità nel mondo smart e online, tra riservatezza e sicurezza (controllo rapido ed efficace su l’economia criminale, i traffici, il terrorismo e il riciclaggio).

  1. Conclusioni

Davvero curiosa la mossa del governo italiano, che in controtendenza rispetto ai paesi del nord Europa, ha innalzato il limite di trasferimento contanti da 999 €uro a 3000 €uro; l’effetto, auspicato, sarebbe una maggiore libertà di spesa per i consumatori e l’allineamento con i paesi del centro-sud Europa, dove i limiti sono maggiori o addirittura inesistenti.

In estrema sintesi – e ci verrà perdonata la laconicità del giudizio – la soluzione italiana non rottama metodologie “retrò” nell’utilizzo della valuta e rende più facile evadere. Il percorso verso una cashless society in Italia sembra, insomma, ancora lungo e impervio, pur con qualche lodevole eccezione (il caso di Bergamo).

Eppure, per l’Italia, il 2015, è stato l’anno della svolta per i metodi di pagamento alternativi. Gli acquisti online sono passati da 200 milioni a 250 milioni, con un incremento del 25% (dati Consorzio Netcomm, Net retail, rilevazione trimestrale al giugno 2015), mentre i pagamenti con carta di credito ammontano al momento a circa 130 miliardi di €uro. La legge di stabilità 2016 ha poi introdotto tre novità: abolizione del limite  per i pagamenti elettronici(precedentemente a 30 €uro); libertà, per il  cliente, nella scelta del metodo di pagamento; incentivazione all’uso della moneta elettronica nei consumi giornalieri, contenendo le commissioni dei pagamenti con carta.

Nonostante tutto, l’Italia non appare del tutto ferma, ma si sta muovendo con un po’ di ritardo rispetto a molti paesi avanzati. Senza trarne alcun reale beneficio.

L’obiettivo dei governi, delle istituzioni, delle banche e degli operatori del mondo digitale deve essere di accompagnare il cittadino, lasciandogli libertà di scelta, m a al contempo, creare vantaggi, economici e non, per gli utilizzatori di canali elettronici. Ad esempio, sulla base delle teorie di Kimball, applicando maggiori commissioni ai pagamenti in contanti, rispetto a quelli con mezzi di pagamento alternativi.

(27 luglio 2016)

In Evidenza

La rotazione degli affidamenti negli appalti sotto soglia (di Luca Bertonazzi, il Merito 01/2024)

Leggi qui

Introduzione agli appalti sotto soglia nel codice dei contratti pubblici del 2023: l’art. 48 (di Luca Bertonazzi, il Merito 1/2024)

Leggi qui

Iscrivetevi alle Università tradizionali! (di Michele Ciavarella, 1/2024)

Leggi qui

Le ali della libertà (di Paolo Zanotto, il Merito 1/2024)

Leggi qui

Recinzioni e migranti: un’analisi sulla legalità (di Alessandro Prest, Il Merito 01/2022)

Leggi qui

Orientamento universitario di sistema: una nuova consapevolezza (di Stefano Benvenuti e Roberto Tofanini, Il Merito 01/2022)

Leggi qui

Il contrasto giurisprudenziale intorno alla disciplina transitoria relativa all’abrogazione del comma 2-bis dell’art. 120 c.p.a (di Luca Bertonazzi, il Merito 01/2022)

Leggi qui 

Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSAp), questi sconosciuti (di Andrea Brogi, il Merito 04/2021)

Leggi qui

NEL MERITO

IN PRATICA