Percorsi di economia circolare per le water utilities: dalla teoria alla dimostrazione alla diffusione (di Francesco Fatone)
L’economia circolare si fonda su un nuovo modello sostenibile, competitivo ed a basso tenore di carbonio su cui l’Unione Europea ha puntato ed investito molto. Gli obiettivi sono numerosi ed ambiziosi riguardo alla gestione dei rifiuti: massimizzare il recupero e riciclo e minimizzare la discarica. La gestione delle risorse e dei servizi idrici appare, invece, meno fondamentale, almeno nella prospettiva europea: include infatti una serie di azioni in materia di riutilizzo delle acque, tra le quali figura una proposta legislativa sulle prescrizioni minime per il riutilizzo delle acque reflue, ma non sfrutta un ben più elevato potenziale.
Difatti il ruolo dell’acqua nell’economia circolare può essere cruciale, contando sul nuovo potenziale ruolo delle aziende del servizio idrico integrato come soggetti che recuperano valore da riutilizzare in altri settori, come l’industria e l’agricoltura.
Nel report Water Utility Pathways in a Circular Economy (1) l’International Water Association (IWA) ha individuato tre percorsi di transizione verso l’economia circolare relativi non solo all’acqua, ma anche all’energia ed ai materiali, recuperabili e riutilizzabili.
I sistemi idrici esistenti sono spesso inefficienti e, nel ciclo dalla sorgente al cittadino alla sorgente, l'acqua viene persa, inquinata, sprecata e abusata. Sistemi di questo tipo ampliano il divario tra domanda e disponibilità sostenibile naturale di acqua dolce. La prima linea di difesa contro la scarsità di acqua dovrebbe pertanto essere una strategia di gestione della domanda globale che promuove stili di vita sostenibili e crea incentivi concreti per il risparmio, la conservazione e la resilienza. D’altra parte, il percorso circolare relativo all’acqua punta, in particolare, ad integrare meglio la gestione delle risorse idriche, intese come capitale naturale, all’interno del servizio idrico integrato. In questo senso è fondamentale chiudere localmente i cicli, oltre a diversificare le fonti di acqua, in modo da soddisfare funzionalmente usi e riusi multipli, diversi a seconda della qualità necessaria. D’altra parte, ad oggi, nonostante le direttive europee (e.g. Direttiva Quadro Acque) enunci questi principi, leggi e norme nazionali e locali non regolano chiaramente né incentivano localmente, concretamente, le pratiche circolari di riuso dell’acqua. Ad esempio pratiche di raccolta, trattamento e riuso locale, non potabile, di acque piovane o grigie non sono chiaramente ed univocamente governate, né adeguatamente incentivate, risultando poco convenienti o inapplicabili. D’altra parte, il riutilizzo in agricoltura dovrebbe convergere, a livello europeo, su condivisi standard di qualità, possibilmente basati su standard internazionali (2).
L’industria dei servizi idrici può recuperare materia, ovvero nutrienti (come il fosforo) e chemicals (come biopolimeri o cellulosa), riutilizzabili nell’industria o nell’agricoltura. Tuttavia, per avere successo, il recupero delle risorse deve essere in grado di competere sul mercato, ovvero trovare segmenti disposti ad utilizzare prodotti di recupero come alternativa o integratore di materie prime tradizionali. A questo scopo problemi fondamentali sono l’economia di scala e l’accettazione del consumatore. Industria e agricoltura si basano spesso su prezzi competitivi, disponibilità stabile e rigorose caratteristiche di qualità. D’altra parte, ad oggi il recupero delle risorse dai servizi idrici ha avuto scala solitamente piccola e caratteristiche di qualità più difficilmente gestibili e controllabili. In generale, gli attuali casi di successo di materiali recuperati ed effettivamente riutilizzati si rinvengono in nicchie di mercato dove industria e gestori di servizi idrici hanno collaborato dando vita a forme innovative di partnership pubblico-privato tra settori economici ed industriali affini e simbiotici.
Infine, dalle acque reflue si possono produrre energia o biocarburanti, come il bio-metano, utilizzabile anche per autotrazione.
Tutto questo non è più oggetto di ricerca scientifica.
Infatti, molte tecnologie e soluzioni eco-innovative sono, già oggi, mature ed affidabili: esistono casi in Europa che hanno dimostrato sostenibilità tecnica, economica ed ambientale in specifici contesti, potenzialmente replicabili in altre aree analoghe da punti di vista urbano e ambientale. Il recupero e riutilizzo del fosforo da acque reflue è ormai realtà diffusa, specialmente nel nord Europa (3). D’altra parte, stesse soluzioni tecnologiche erano state pionieristicamente validate in Italia, presso il depuratore di Treviso circa 15 anni fa, fermandosi poi all’infattibilità di riutilizzo. Il recupero di biometano è applicato già da qualche anno nei depuratori urbani (4) e grosse utility italiane si stanno muovendo in questa direzione (5). Grosse azioni di innovazione sono in corso in Europa nell’ambito di Orizzonte 2020, includendo anche depuratori italiani (6) per dimostrare sostenibilità tecnica, economica ed ambientale del recupero e riutilizzo circolare di materia.
A fronte di un quadro tecnologico ed innovativo confortante, il livello di effettiva ampia diffusione di percorsi circolari nel settore idrico è scarso per la mancanza di normative, regolamenti e politiche incentivanti adeguate. Tuttavia, la disponibilità di adeguati standard e normative sarà, probabilmente, il punto di arrivo di un percorso lungo, che può ragionevolmente completarsi in 5-10 anni. In ogni caso, per agire subito, bisognerebbe promuovere ed incentivare sempre più numerose nicchie di mercato e innovative partnership pubblico-privato che creino innovazione e dimostrazione diffusa, a supporto del percorso regolatorio e legislativo.
Al fine di mettere in pratica percorsi che portano all’economia circolare, la Commissione Europea ha appena avviato uno strumento chiamato Innovation Deal (6). Tale strumento si prefigge l’obiettivo di superare le barriere tramite azioni volontarie, ovvero senza alcun finanziamento economico, limitate nel tempo e ben pianificate, dove gli innovatori, le autorità e la Commissione stessa cooperano per indirizzare alla migliore applicazione delle direttive europee. La prima call pilota per le espressioni di interesse è stata lanciata nel 2016 e i due Innovation Deal selezionati, su oltre trenta espressioni di interesse presentate, stanno per iniziare il loro piano di lavoro volontario e condiviso. Nel settore idrico, in particolare, l’Innovation Deal approvato si concentrerà sul riutilizzo dell'acqua trattata per scopi agricoli. Si analizzeranno le barriere regolamentari che impediscono un cambiamento di paradigma verso la conversione da impianto di trattamento delle acque reflue a impianto di recupero delle risorse. In particolare, ci si focalizzerà su: piani e modalità per recupero dei costi aggiuntivi dei servizi idrici; standard di qualità per il trattamento delle acque reflue urbane; responsabilità degli utenti finali per il riutilizzo dell'acqua. Il piano di lavoro ha scadenze ben definite e deve essere completato in 18 mesi, con la cooperazione di Commissione Europea ed enti proponenti e promotori che firmeranno una formale dichiarazione di intenti.
Probabilmente a livello nazionale e locale strumenti ed azioni di questo tipo, ovvero strutturate come gli Innovation Deal, potrebbero essere adottati, seguendo l’esempio europeo, selezionando percorsi di economia circolare che hanno dimostrato, in Italia, di essere perseguibili, salvo vuoti normativi o ostacoli di varia natura. A seguito di un bando per espressioni di interesse ministeriale, gruppi di stakeholders, che coprono tutta la catena del valore, potrebbero presentare proposte brevi. Quelle selezionate, poi, potrebbero essere invitate a condividere una dichiarazione di intenti ed un piano di lavoro con il/i ministero/i competente/i, da completarsi su base volontaria in un tempo massimo di diciotto mesi. Obiettivo ultimo, in un percorso fortemente selettivo che dia spazio alle competenze internazionali, dovrebbe essere l’adozione di linee guida, approvate dagli stessi firmatari della dichiarazione di intenti, tecniche, economiche, legislative e sociali per l’ampia applicazione della soluzione circolare proposta. Tali linee guida, inoltre, potrebbero servire da supporto al legislatore in vista della normazione, ovvero della standardizzazione, delle soluzioni proposte, già valutate nella loro sostenibilità tecnica, economica ed ambientale.
[1] http://www.iwa-network.org/water-utility-pathways-circular-economy-charting-course-sustainability/
[2] http://www.who.int/water_sanitation_health/wastewater/gsuww/en/
[3] http://enrd.ec.europa.eu/sites/enrd/files/tg2_resource-efficiency_van-dijk.pdf
[4] http://www.bbc.com/news/uk-england-29443622
[6] https://ec.europa.eu/research/innovation-deals/index.cfm?pg=home