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Il Merito e le Regole

(di Fabio Bulgarelli e Marta Milan)

 

Buone regole consentono la promozione della meritocrazia nel mercato, che significa avere aziende più efficienti in grado di offrire un servizio migliore ai consumatori, con livelli di qualità più alti e migliori prestazioni, a costi più convenienti.

Buone regole sono, in estrema sintesi, regole che tengano costantemente il passo dell’evoluzione tecnica ed economica, ma anche certe e stabili, in grado di coniugare, in un complesso (ma possibile) bilanciamento, crescita economica e salvaguardia dell’ambiente. Il settore dei servizi pubblici locali è un’area in cui buone regole possono effettivamente fare la differenza.

Nei servizi ‘a rete’, che necessitano di adeguate dotazioni infrastrutturali per garantire lo svolgimento delle attività di servizio pubblico, nei prossimi anni si giocherà una sfida importantissima per migliorare la sostenibilità ambientale, nel comparto idrico, in quello dei rifiuti così come in quello dei trasporti e dell’energia. Oggi più del 50% della popolazione mondiale vive nelle città e nel 2050 tale percentuale raggiungerà l’80%, passando da 3,5 miliardi a 7,7 miliardi di abitanti; nei centri urbani vengono prodotti il 50% dei rifiuti mondiali, la maggior parte delle emissioni di gas serra e il 75% di consumo delle risorse naturali.

Abbattere l’inquinamento, passare ad una mobilità più sostenibile, incentivare l’uso efficiente delle risorse, ridurre la produzione dei rifiuti, migliorare la tutela ambientale della risorsa idrica, sviluppare i principi dell’economia circolare: queste sono le principali linee di intervento per assicurare una migliore qualità delle vita nelle città per le generazioni attuali e future e, al tempo stesso, promuovere una crescita industriale ed economica del Paese ispirata ai principi della sostenibilità ambientale.

In quest’ottica, lo sviluppo della mobilità elettrica, che si integra perfettamente con la diffusione delle rinnovabili intermittenti (costituendo una sistema naturale di stoccaggio dell’elettricità), potrà dare un contributo fondamentale per abbattere drasticamente l’inquinamento urbano; parimenti anche la mobilità a gas metano, così come il passaggio a sistemi di riscaldamento più efficienti con caldaie a gas ad alta efficienza e pompe di calore, o, meglio ancora, sistemi di teleriscaldamento costituisce, ad oggi, l’unico modo per rendere le nostre città più pulite.

Peraltro, per l’Italia, Paese storicamente molto dipendente dalle importazione di risorse naturali, investire in tecnologie smart e intercettare a pieno e in maniera efficiente il potenziale delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica rappresenta un valore aggiunto rispetto alla riduzione delle emissioni; significa garantire, infatti, una maggiore sicurezza ed autosufficienza, con effetti positivi sulla bilancia dei pagamenti e dunque sull’economia e la competitività; significa, ancora, minore importazione di combustibili, maggiore indipendenza energetica, sicurezza e qualità ambientale. Significa, in definitiva, andare verso un Paese migliore e più forte economicamente.

In un simile contesto, definire regole efficaci vuol dire, essenzialmente, trasformare le sfide ambientali del futuro in opportunità di crescita economica per il Paese e in un volano per innovazione e investimenti.

Non mancano esempi di buone e, talvolta, anche ottime regole. Ad esempio, la regolazione delle reti di trasmissione e distribuzione di elettricità ha dimostrato di “funzionare” premiando merito ed efficienza: negli ultimi 15 anni sono stati realizzati oltre 25 miliardi di investimenti e vi è stato un innalzamento degli standard di qualità e della continuità del servizio a fronte di minori oneri per i consumatori (riduzione della durata delle interruzioni del 74% e diminuzione delle tariffe del 29 % in termini reali).

Nel settore idrico, dopo un lungo periodo di stasi, pochi anni di regolazione hanno stimolato la propensione agli investimenti, che sono aumentati del 14% dal 2011 al 2014; percentuale, questa, che sale al 30% al netto delle gestioni in economia.

Ancora sul fronte energetico, meccanismi competitivi per lo sviluppo di nuove rinnovabili hanno permesso di abbattere significativamente il costo dello sviluppo di queste iniziative rispetto a regimi precedenti, non basati su logiche di mercato.

D’alta parte, vi sono anche cattivi esempi di regolazione: come nel caso per di incentivi pubblici il cui livello è stato fissato in via amministrativa, senza ricorrere a meccanismi di mercato; o come in quei settori in cui mancano regole tese ad incentivare la qualità del servizio e meccanismi di premi e penali che consentano di promuovere l’efficienza. In tali comparti tutto è lasciato alla buona volontà dei singoli amministratori, con la conseguenza di determinare situazioni anche molto eterogenee tra diverse aree del territorio in termini di costo e qualità del servizio offerti ai cittadini. Ebbene, disporre di buone regole significa superare tale  frammentazione gestionale e disporre di misure che consentano di gestire (e prevenire) efficacemente emergenze e situazioni di crisi; capacità, questa, tanto più importante in settori in cui è fondamentale garantire la continuità del servizio (si pensi ai blackout energetici). Significa altresì ricercare un bilanciato equilibrio tra l’esigenza di definire regole sempre più efficaci per il perseguimento degli obiettivi che il policy maker si pone e l’altrettanto importante bisogno di stabilità regolatoria, necessaria per stimolare gli investimenti e assicurare una corretta e lungimirante pianificazione industriale.

Per realizzare gli obiettivi ambientali e assicurare al Paese una crescita sostenibile è dunque necessario tenere bene a mente le esperienze migliori di regolazione, a livello internazionale e intersettoriale, e non commettere gli errori del passato, definendo un sistema di incentivi adeguato ed un enforcement credibile. Premi e penalità funzionano, se ben disegnati.  

  (31 marzo 2016)

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