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ISSN 2532-8913

Qatar. La vera questione è il gas (di Fabio Nicolucci)

Nemmeno in tempi di fake news può risultare credibile il motivo addotto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein per una rottura con il Qatar talmente netta da sembrare quasi un blocco navale ed un embargo di guerra. E non tanto perché non sia credibile l’accusa al Qatar di “sostenere il terrorismo”, quanto perché – per quanto riguarda l’Isis e Al-Qa’ida e il jihadismo, mentre diversa è la questione della Fratellanza Mussulmana – questo sostegno non ha mai diviso le due parti. Anzi, molto spesso le ha unite. Dietro questa rottura si proietta dunque l’ombra di uno scontro tra Arabia Saudita e Qatar che non ha tanto i contorni del simbolo dell’Isis quanto quelli di un barile di petrolio – anzi, più precisamente, di gas naturale liquefatto (Lng) – e di una poltrona. Se si guarda infatti al Golfo attraverso la lente degli idrocarburi, la lite non è nè improvvisa nè inspiegabile, ma  solo la conseguenza  di  settimane di tensione tra il Qatar e l’Arabia Saudita, con i suoi alleati del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg), che avrebbe dovuto  essere la “Nato del Golfo” ed è invece oggi percorso da una larga crepa. Tensioni non nuove che si sono acutizzate improvvisamente dal 3 aprile scorso, quando il Qatar ha dichiarato che avrebbe ripreso la produzione nel suo enorme giacimento di gas denominato “North Field”, interrompendo una moratoria nelle estrazioni che durava dal 2005 Il North Field, il più grande giacimento di gas naturale del mondo, è in comune con l’Iran. Il giacimento infatti si estende dal Qatar – penisola dell’Arabia, di cui è propaggine – sotto le acque del Golfo fino a toccare le coste iraniane. La moratoria del 2005 fu decisa dal Qatar per preservare le proprie riserve, in tempi di vacche grasse. Negli ultimi tempi però il Qatar ha speso molto – in attività di politica estera e di acquisizioni estere, di cui molte in Italia – e vede con crescente preoccupazione i movimenti dell’Iran che ha stretto nel novembre scorso un accordo con Total, ricominciando lo sfruttamento intensivo del giacimento. Il rischio è che, senza la tecnologia e il controllo qatariota,  si danneggi l’intero prezioso e gigantesco giacimento,  fonte di tutta la sua produzione di gas e di circa il 60% dei proventi dell’export del Quatar. Del resto, proprio questo comune sottosuolo costringe Qatar e Iran a rapporti civili e di reciproca convenienza. E ciò ci porta alla seconda questione, quella più politica della poltrona.

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Authority per l’energia e operatori di mercato: le sfide della conformità e dell’innovazione (di Edoardo Giuseppe Ruscio)

La complessità del mercato energetico, dovuta sia alla presenza di molti attori che compongono la relativa filiera, che al continuo dialettico confronto tra i poli della “regolazione” e della “concorrenza” (mercato libero/mercato vincolato) rappresenta un fattore oggettivo di criticità per l’Authority per l’energia, tenuta a rispondere ai cittadini con servizi sempre più coerenti ai principi del mercato.

Gli scenari “multi-challenges” che un regolatore si trova ad affrontare, soprattutto in un mercato ritenuto “sensibile” come quello elettrico e del gas, sollecitano le dinamiche decisionali a spingersi oltre la capacità di comprendere il mercato, ponendo una riflessione constante su come comunicare ai cittadini e alle aziende le scelte di regolazione.

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L’iper regolazione come succedaneo dell’enforcement (di Federico Luiso)

Uno dei fardelli che affligge l’Italia è l’eccesso di regolazione. Il tema della over-regulation è da tempo al centro del dibattito pubblico, e viene spesso individuato come una delle ragioni alla base della preferenza degli investitori verso altri ordinamenti più semplici e scorrevoli. Lo ha ricordato, in tempi recenti, anche il presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della giustizia amministrativa.

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La regolazione del servizio idrico integrato. Un dialogo con Lorenzo Bardelli (di Simone Lucattini)

Lo scorso 22 marzo si è celebrata in Italia, a Milano, la Giornata mondiale dell’acqua, il World Water Day ideato dalle Nazioni Unite nel 1992, che, confermando la tradizione degli anni precedenti, ha dato luogo alla pubblicazione di molte informazioni e di svariati studi sul sistema idrico. Se l’attenzione mediatica sul settore idrico può certamente favorire una maggiore sensibilità sociale per le criticità che lo affliggono, nondimeno, il proliferare di dati e annunci può, per altro verso, risultare talora fuorviante, specie in un settore come quello dell’acqua al centro di interessi e valori spesso confliggenti. Il World Water Day è quindi l’occasione per una riflessione sul servizio idrico integrato, che è quella parte del più ampio comparto idrico che più si riflette sulla vita quotidiana dei cittadini. In quest’ottica pare utile ripercorrerne, sia pur in modo sintetico, l’evoluzione degli ultimi anni, caratterizzata dall’attribuzione all’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico delle competenze regolatorie in materia.

Ne parliamo con Lorenzo Bardelli, economista, responsabile della Direzione sistemi idrici dell’Autorità.

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