Talento o Fortuna? Il ruolo del caso nel successo e nel fallimento (di Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda, Alessio Biondo)
Il paradigma meritocratico, largamente dominante nella cultura occidentale altamente competitiva, è radicato nella convinzione che il successo sia dovuto principalmente, se non esclusivamente, a qualità personali come talento, intelligenza, abilità, sforzi o assunzione di rischi. A volte, siamo disposti ad ammettere che un certo grado di fortuna potrebbe anche svolgere un ruolo nel raggiungimento di un significativo livello di successo. Ma, in realtà, è piuttosto comune sottovalutare l'importanza di forze esterne nelle singole storie di successo. È risaputo che l'intelligenza o il talento sono distribuiti tra la popolazione secondo la classica curva a campana (cioè la distribuzione “normale”, o Gaussiana, con media e varianza definite), mentre la distribuzione della ricchezza – considerata come una misura del successo individuale – segue in genere una legge di potenza (la legge di Pareto), con moltissimi poveri e sempre meno persone sempre più ricche. Tale discrepanza tra la distribuzione “normale” degli input, dotata di una scala tipica, e la distribuzione priva di scala degli output, suggerisce che un ingrediente nascosto potrebbe essere all'opera dietro le quinte.
In un recente articolo pubblicato online su arXiv.org (https://arxiv.org/abs/1802.07068), con l'aiuto di un semplice ed intuitivo modello ad agenti, si scopre che tale ingrediente è nient’altro che il puro e semplice “caso”. Infatti, come mostrano le simulazioni numeriche effettuate dagli autori, se è vero che un certo grado di talento è necessario per avere successo nella vita, quasi mai le persone più talentuose raggiungono i picchi più alti di successo, essendo invariabilmente superate da individui mediocri ma sensibilmente più fortunati. Questo fenomeno, apparentemente contro intuitivo, viene quantificato in questo studio per la prima volta, sebbene sia da tempo suggerito, in maniera più o meno esplicita, da una vasta letteratura scientifica. Alla luce dei risultati ottenuti, gli autori evidenziano anche i rischi della cosiddetta “meritocrazia ingenua”, ovvero quelli di distribuire onori o risorse alle persone meno indicate. Infatti, essendo le qualità individuali difficili da misurare, le strategie meritocratiche si basano di solito sulle passate prestazioni individuali e sui successi già ottenuti allo scopo di assegnare fondi, premi o finanziamenti. Come diversi studi empirici hanno già evidenziato, tali strategie hanno però spesso il solo effetto di rafforzare, attraverso un ben noto meccanismo di feedback positivo (il cosiddetto "Effetto San Matteo", per cui “il ricco diventa sempre più ricco”), l’ulteriore successo di individui che, in ultima analisi, sulla base di quanto detto sopra, potrebbero essere stati semplicemente più fortunati di altri.
A titolo di esempio, nell’articolo si affronta il tema del finanziamento alla ricerca, che in linea di principio dovrebbe avere come scopo quello di favorire il successo delle persone più dotate di talento, alimentando così sia il livello di innovazione sia i benefici collettivi che ne derivano. Il punto è che spesso è molto difficile, se non impossibile, prevedere in anticipo le grandi scoperte scientifiche. Dalla penicillina alla radioattività, dalla radiazione cosmica di fondo al grafene, la storia è ricca di esempi di scoperte casuali (fenomeno che, in inglese, prende il nome di “serendipity”), che hanno poi avuto una immensa ricaduta ma che sono il frutto di ricerche “curiosity driven”, portate avanti da persone di indubbio talento sulle quali però, a priori, nessuno avrebbe mai scommesso. Con l’aiuto del modello proposto, gli autori sono riusciti a confrontare gli effetti di diverse modalità di finanziamento e a dimostrare che la strategia oggi dominante, che tende a concentrare le risorse su un ristretto numero di gruppi di ricerca di eccellenza selezionati solo sulla base dei pregressi successi, è sensibilmente meno efficace della tanto vituperata strategia del “finanziamento a pioggia”, che offre invece un’opportunità a tutti. Le simulazioni mostrano che, a limite, anche una selezione casuale delle ricerche da finanziare può essere vantaggiosa, nella misura in cui offre una possibilità anche a progetti apparentemente improbabili, sfruttando così il potenziale creativo della serendipity.