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ISSN 2532-8913

Economia, etica e onestà... intellettuale (di Paolo Zanotto)

«Tate, che cosa significa etica?».«Ti faccio un esempio: un cliente entra nel negozio mio e di Bär, compera della merce per sessanta fiorini e paga con una banconota da cento. Improvvisamente mi accorgo che si è dimenticato di chiedermi il resto. A quel punto subentra l’etica: devo tenermi tutti i quaranta fiorini o devo dividerli con il mio socio Bär?»I.

La tesi che si è cercato di argomentare in un volume pubblicato qualche anno fa è che il sistema economico-sociale che ha caratterizzato il mondo occidentale moderno garantendo secoli di benessere e crescita economica si è gradualmente snaturato, smarrendo la propria “anima”, cosicché il suo corpo appare ormai sfibrato e ammalato.

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Valori e disvalori del lavoro: è giusta la meritocrazia? (di José Angel Lombo*)

Che il Papa Francesco fosse specialmente sensibile alla realtà concreta e più specificamente al mondo dei lavoratori, era realtà ormai conosciuta. E che fosse persona diretta che non ama troppo i giri di parole, non era nascosto a nessuno. Ma nella sua recente visita allo stabilimento Ilva, durante il viaggio a Genova, ha puntato il dito verso una questione molto più profonda delle condizioni esistenziali - già di per sé drammatiche - dei lavoratori metalmeccanici.

Il contesto era particolarmente interessante ed emblematico, dal momento che contava sulla presenza di imprenditori, rappresentanti sindacali, impiegati e anche di persone disoccupate. In un certo senso si poteva considerare un campione dell’intera società italiana (e non solo).

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Tra morale dell’intenzione ed etica della responsabilità: osservazioni sulla crisi dell’uomo contemporaneo (di Alfredo Franchi)

Nella ricostruzione storica delle vicende contemporanee si nota in molti casi la presenza di un paradigma interpretativo in virtù del quale, contemplando dal punto di vista terminale quanto è accaduto ed essendo così a conoscenza di tutte le conseguenze indotte dalle decisioni prese in passato, retrodatando tale consapevolezza, si caricano i protagonisti di una responsabilità politica e morale che non potevano avere nel farsi dell’accaduto, sia perché non conoscevano quanto sarebbe scaturito dalle scelte effettuate, sia perché mancavano del quadro globale di riferimento di cui lo storico può oggi usufruire(1). Sullo sfondo di tale "giustizialismo storico" opera inoltre la convinzione che dietro la negatività ed il male della storia si nasconda una intenzionalità più o meno esplicita, ma comunque identificabile tramite procedure suggestive come il "cui prodest"(2). In tale ambito interpretativo tra la sfera dell’intenzionalità e ciò che accade si viene ad avere una piena simmetria per cui la volontà punitiva e lo spirito di rivalsa con l’identificazione dei responsabili (ci devono comunque essere) trovano il loro adempimento e la loro sublimazione. Con imprudenza estrema si trascura il fatto che, nella vita e nella storia, la scelta non si configura nella maggior parte dei casi tra il bene ed il male, ma tra mali diversi(3) e non sempre si riesce a scegliere il male minore, non per malvagia intenzionalità, ma per l’incapacità cognitiva di dominare l’intera situazione e di controllare le conseguenze(4)

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USA e Israele al tempo di Trump (di Fabio Nicolucci)

Mentre continua in Israele la lotta sul futuro del sionismo - con la destra al potere che oramai da quasi un ventennio cerca di smantellare il sionismo umanista e socialista di Ben Gurion su cui è stato edificato lo Stato d’Israele per imporne uno identitario e etnico - gli occhi di analisti, spettatori e attori sono ora tutti rivolti verso l’America. Ciò che è valido per tutto l’Occidente è infatti tanto più valido in Israele: ciò che succede nel centro della comune civiltà ha effetti sistemici non solo per la direzione e l’ethos della civiltà occidentale nel suo insieme, ma anche effetti nella politica interna delle singole società nazionali occidentali.

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Presidenziali francesi e social trends (di Francesco Laschi)

Le presidenziali francesi hanno portato al ballottaggio i due candidati, per certi versi, più innovativi: Macron, candidato indipendente, fortemente europeista, volto giovane della politica e Le Pen, la leader del Front National, che ha incentrato la sua politica su anti europeismo e nazionalismo “spinto”. In un articolo pubblicato su Il Merito. Pratica per lo sviluppo (consultabile qui), abbiamo già trattato l’argomento, cercando di formulare qualche previsione attraverso l’andamento dei vari candidati sui social, in particolare Twitter. Ricorrendo al medesimo metodo, vorremmo oggi, all'esito del ballottaggio, svolgere alcune ulteriori riflessioni.

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