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Twitter response: "Could not authenticate you."

Tweet la France! Social network ed elezioni presidenziali (di Francesco Laschi)

“La novità francese fu l'idea della nazione come un ambito di universali diritti umani di cittadinanza”

(Nicolao Merker)

 

I principali candidati sono 5: Marine Le Pen, del Fronte Nazionale, Emanuel Macron, candidato indipendente, Francois Fillon, repubblicano, e i due candidati di sinistra, Benoît Hamon e Jean-Luc Mélenchon.

Il sondaggio più recente, effettuato da Centre de recherches politiques de Sciences Po (CEVIPOF), in collaborazione con IPSOS e Le Monde, ci dice che due sono i candidati in vantaggio, Le Pen e Macron, con un distaccato Fillon e, poco più indietro, i due rappresentanti della gauche.

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Lo stesso sondaggio ha evidenziato come la candidata del Fronte Nazionale abbia la minor percentuale di volatilità (il 78% è sicuro di votare per lei), mentre Macron pur essendo favorito ha una percentuale elevata di incerti. Questo dato non va sottovalutato, ancor più alla luce delle recenti elezioni USA che hanno visto gli indecisi determinanti per la vittoria finale.

Durante la campagna elettorale francese abbiamo assistito ad eventi che hanno pesantemente influito sulle preferenze, uno fra tutti lo scandalo che ha coinvolto Fillon. Il candidato repubblicano è stato formalmente accusato di malversazione di fondi pubblici, in quanto la moglie Penelope avrebbe percepito circa 900 mila euro di stipendio, ottenuti mediante un impiego fittizio come assistente parlamentare del marito e un lavoro come consulente presso una testata di proprietà di un caro amico dello stesso Fillon.

Anche Marine Le Pen non è certo – come nel suo stile – passata inosservata, “conquistando” nel 2015 la revoca dell’immunità parlamentare UE (per aver pubblicato su Twitter immagini molto violente riguardanti Isis e terrorismo); inoltre, un suo stretto collaboratore e consigliere regionale, Benoît Loeuillet, è stato sospeso per frasi negazioniste sull’Olocausto. La reputazione della candidata è però tornata in alto grazie ai recenti fatti di Orly.

L’altro favorito, Macron, era stato visto inizialmente come un candidato “bolla di sapone”, assistito da una forte sponsorship dei media francesi. Infine, i candidati di sinistra, pur avendo riunito migliaia di persone durante i loro comizi, non vantano però un seguito considerevole e non sembrano in grado di andare molto lontano.

Ma vediamo come questi come candidati si sono mossi in termini digital.

Come negli Stati Uniti, il mezzo più affidabile per misurare l’efficacia della comunicazione politica sembra confermarsi Twitter, grazie alla sua semplicità ed immediatezza. Inoltre, pur essendo Facebook più diffuso in Francia (vedi tabella), i tweet sono senz’altro il mezzo più interattivo, mentre Facebook ha attualmente la forma di un’agenzia media, con contenuti sponsorizzati in bella vista e poche interazioni tra pagine e utenti.

twitter

Come mostra la tabella, edita da vincos.it, Twitter è il secondo social network per utilizzo in Francia, Spagna e Inghilterra, mentre il resto d’Europa sembra preferire il fotografico Instagram. Perciò abbiamo ritenuto di dare maggiore spazio ai dati del social “che cinguetta” rispetto al network di Zuckerberg.

Per quanto riguarda i dati da analizzare, verranno presi qui in esame i numeri estrapolati da //medium.com/@delphine.ruaro/what-10-000-tweets-tell-you-about-the-french-election-827555a162d8#.dqtbwe538">medium.com, attraverso la raccolta dati dei profili dei principali candidati, effettuati da Delphine Ruaro (ricercatrice presso la London School of Business e l’Università del Michigan).

Per iniziare è necessario considerare i follower dei vari candidati:

MARINE LE PEN EMANUEL MACRON FRANCOIS FILLON BENOIT HAMON JEAN-LUC MELANCHON
1,34 Milioni 581 mila 462 mila 350 mila No twitter

Purtroppo per Melanchon non abbiamo dati, in quanto questo candidato non ha un proprio profilo. C’è da capire se la scelta “anti-social” sia puramente etica, data la non estraneità del rappresentante della sinistra all’utilizzo di tecnologie avanzate (ad esempio, è recentemente intervenuto ad un comizio in forma di ologramma: vedasi il video).

Dal numero dei followers si evince un discreto successo mediatico della Le Pen a discapito degli altri pretendenti all’Eliseo. Meritevoli d’attenzione, così come negli States per Trump, sono in particolare i posts virali, spesso alla base di un elevato numero di seguaci; in fondo, come nella comunicazione pubblicitaria, oggi la viralità è sinonimo di visibilità: insomma, è proprio vero, “bene o male, l’importante è che se ne parli”.

virality

Il grafico riportato pone l’accento sulle divergenze tra la percentuale di viralità dei tweets, calcolata sul dato di likes, re-tweet, citazioni e risposte, e i sondaggi classici, estratti al 16 febbraio. Come è evidente i dati non sono sempre coerenti, con sostanziali differenze a seconda dei candidati.

Guardando la ricerca Medium si vede come, in particolare per Fronte Nazionale ed Indipendenti, il divario tra viralità e opinioni della stampa sia maggiore; ma, mentre la Le Pen mostra una maggiore attitudine social (grazie anche ai toni aggressivi e populistici), Macron si conferma soprattutto l’uomo dei media. Il grafico riporta, difatti, una maggiore percentuale di visibilità social per Le Pen rispetto all’Opinion Poll, mentre una maggiore preminenza dei sondaggi per Macron. Un dato che non avvantaggia quest’ultimo visto che: è oggi possibile considerare i network come una platea di votanti aggiunta.

Altro dato non trascurabile è la presenza, per Fillon e Le Pen, di una maggioranza di tweet e risposte caratterizzate da toni negativi e critici, rispetto agli altri candidati: certamente i due risentono,rispettivamente, dei raccontati scandali e di una politica molto aggressiva.

topic

Come vediamo la viralità è funzionale agli argomenti trattati; la Le Pen, mai nascosta, ha incentrato la propria campagna elettorale sull’immigrazione, topic che è tornato, ancor più, sotto i riflettori dopo la sparatoria all’aeroporto di Parigi-Orly. Gli altri candidati riflettono un maggior bilanciamento dei trend, con forte accento sull’occupazione (tema trattato marginalmente dal Fronte Nazionale). Macron, il cui programma enfatizza in particolar modo imprenditorialità e centralità dell’Europa, ha effettuato il 66% dei tweet su EU e lavoro; l’Europa rimane centrale anche per la Le Pen che per il 33% parla di uscita dall’Europa, in caso di vittoria in tempi brevissimi.

I tweet provenienti dalle testate giornalistiche sono, invece, nettamente tesi alla virality di Macron.

In conclusione, e in attesa di vedere se il voto dei francesi rifletterà (e quanto) ciò che accade sui social, si osserva come le community rappresentino un sensibile misuratore politico. Sui social ad occupare il centro della scena non è però la politica, ma il modo di percepire il politico. Gli elettori-social appaiono, sempre più, alla ricerca di verità, provocazione talvolta, e rifuggono il vecchio politichese. Alzare il tono avvicinando, parlare con rabbia e aggressività, mostrarsi “umani” vale molto più di comunicati stampa, magari costruiti da un sapiente staff.

Le recenti esperienze, in USA con le presidenziali e nel nostro paese con il Movimento 5 Stelle (entrambe caratterizzate da un grande ricorso agli strumenti sociali on line), indicano che la visceralità e l’estrema franchezza stanno diventando, sempre più, efficaci in politica. Ciò di pari passo con una tendenza più generalelegata all’avvento dell’economia digitale, con l’abbandono del politically correct e dell’etichetta, per dar sfogo sulla piazza, digitale o fisica, alla “pancia”, e non sempre all’idea più costruttiva.

Diceva Cicerone che nei dissensi popolari quando i buoni valgono più dei molti, i cittadini si devono pesare e non contare. La speranza, quindi, è che le mille e variegate voci provenienti dai social non si traducano soltanto in un grande caos, ma vengano pesate al fine di tradurle in concrete azioni da intraprendere. La popolazione social emette ogni giorno miliardi di opinioni, pensieri, parole e la loro utilità sta emergendo prepotentemente; la sfida alla fine non sarà vinta (se per vittoria s’intendono realizzazioni concrete) da chi cavalca l’onda, ma da chi saprà trarre spunto, ascolatare la community per cogliere le esigenze e i desideri del cittadino 4.0.

30 marzo 2017

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