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Il calcio fuori dal campo: start-up e big data (di Filippo Pauciullo, Gian Piero Cervellara e Bernardo Corradi)

1.- Il fenomeno start-up in Italia

Numerosi studi evidenziano che le start-up sono responsabili di una parte consistente della crescita del PIL e dei nuovi posti di lavoro generati. In particolare, l’aumento della consapevolezza sull’importanza e il ruolo che hanno le giovani imprese digitali all’interno del sistema economico ha portato dei cambiamenti rilevanti nell’ecosistema imprenditoriale e in quello di venture capital: risultano infatti crescenti i finanziamenti in ambito ICT e Mobile.

 

L’innovazione, intesa nel suo significato più ampio, è per i sistemi economici una necessità fisiologica che nasce dall’esigenza per ognuno di essi di tendere continuamente ad accrescere la rispettiva capacità di competere. Le nuove imprese ad alta tecnologia rappresentano per questo una risorsa decisiva ai fini dello sviluppo delle moderne economie industrializzate, costituendo il principale veicolo attraverso cui i risultati della ricerca trovano sbocco e applicazione nelle attività produttive.

Lo stimolo a mettere in campo iniziative per favorire la creazione di start-up innovative nasce proprio dalla consapevolezza che i processi di modernizzazione imposti dal confronto sul mercato globale richiedono un sistema imprenditoriale che incorpori competenze tecnologiche e attitudini ad elaborare e sviluppare innovazione.

I Paesi più evoluti dal punto di vista della nuova imprenditorialità in Europa sono Gran Bretagna e Francia, a cui si affiancano quelli del Nord, con Svezia, Finlandia e Danimarca, cui si aggiungono Svizzera e Germania, mentre l’Italia si dimostra ancora lontana dagli investimenti che si realizzano da anni in altri Paesi in start-up innovative. Di seguito si riportano alcuni dati che fotografano il fenomeno start-up in Italia:

Quante sono

A fine settembre 2016 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 6.363, in aumento di 420 unità rispetto alla fine di giugno (+7,07%). Le start-up rappresentano lo 0,4% del milione e mezzo di Società di Capitali attive in Italia (a fine giugno l’incidenza del fenomeno era pari allo 0,38%, a marzo 0,35%).

Il capitale medio

Il capitale sociale delle startup è pari complessivamente a 335,5 milioni di euro, che corrisponde in media a 52,7 mila euro a impresa. Il capitale medio è caratterizzato da un decremento rispetto al trimestre precedente pari al 4,5%, mentre per il complesso delle società di capitali la diminuzione è stata dell’1,2%.

I settori di attività

Per quanto riguarda la distribuzione per settori di attività, il 70,52% delle startup innovative fornisce servizi alle imprese (in particolare, prevalgono le seguenti specializzazioni: produzione software e consulenza informatica, 29,8%; attività di R&S, 14,7%; attività dei servizi d’informazione, 8,1%), il 19,6% opera nei settori dell’industria in senso stretto (su tutti: fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, 3,8%; fabbricazione di macchinari, 3,5%; fabbricazione di apparecchiature elettriche, 2,2%) mentre il 4,4% opera nel commercio.

Chi c’è dietro

Guardando alla composizione delle compagini sociali, le startup innovative con una prevalenza femminile sono 882, il 13,86% del totale, contro un rapporto del 16,83% se si prende in esame l’universo delle società di capitali. Quelle in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 2.831 (44,49% del totale, quota inferiore a quella fatta registrare dal complesso delle società di capitali, 49,76%). Le start-up innovative a prevalenza giovanile (under 35) sono 1.425, il 22,4% del totale, una quota più di tre volte superiore rispetto a quella rilevata tra tutte le società di capitali (6,85%). Quelle in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale sono 2.430 (38,19% del totale, contro un rapporto del 13,36% se si considera la totalità delle società di capitali italiane). Le start-up innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 164, il 2,58% del totale, una quota inferiore a quella osservata nel complesso delle società di capitali (4,29%). Quelle in cui è presente almeno un cittadino non italiano sono 821, il 12,9% del totale; tale quota è superiore a quella del complesso delle società di capitali (10,51%).

Dove sono

Venendo alla distribuzione geografica del fenomeno, in valore assoluto la Lombardia è la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup innovative: 1.382, pari al 21,72% del totale nazionale. Seguono l’Emilia-Romagna con 782 (12,29%), il Lazio 625 (9,82%), il Veneto 492 (7,73%) e la Campania 404 (6,35%), che per la prima volta è entrata tra le prime cinque superando il Piemonte. In coda alla classifica figurano la Basilicata con 48, il Molise con 25 e la Valle d’Aosta con 14 startup innovative. La regione con la più elevata incidenza di startup innovative in rapporto al totale delle società di capitali è il Trentino-Alto Adige, con 105 startup ogni 10mila imprese. Seguono le Marche con 77, l’Emilia-Romagna con 70, il Friuli Venezia-Giulia con 63 e la Valle d’Aosta con 62. Milano, invece, è la provincia in cui è insediato il numero più elevato di startup innovative. Seguono Roma, Torino, Bologna e Napoli.

Il valore aggiunto

Per ogni euro di produzione le startup innovative generano in media 18 centesimi di valore aggiunto (contro 15 nel 2014), un dato inferiore rispetto a quello del complesso delle società di capitali (22 centesimi). Limitatamente alle imprese in utile, le start-up generano, invece, più valore aggiunto sul valore totale della produzione rispetto alle società di capitali (32 centesimi contro 22).

2. Il caso Football Intelligence

In questo contesto si colloca anche Football Intelligence, che ha come core business l’elaborazione dati e più precisamente l’elaborazione di dati sportivi.

Football Intelligence nasce circa 18 mesi fa quando gli Autori di questo articolo - Filippo Pauciullo (attuale project manager dell’azienda), e Gian Piero Cervellera (Docente a contratto di Informatica Applicata presso l’Università degli Studi di Siena) - presentano il progetto a Bernardo Corradi, già loro amico. L’ex calciatore ne rimane molto colpito.

Oggi, infatti, la tecnologia rileva una moltitudine di dati talmente ampia da risultare, nell’insieme, di difficile interpretazione. Basta guardare una partita di calcio in tv per rendersi conto di quante statistiche si possono ottenere: gol fatti, gol subiti, numeri di tiri, numero di punizioni, distanze di tiro, posizione in campo del giocatore… solo per citarne alcune. Football Intelligence nasce con l’idea di trasformare questa mole di numeri in informazione, utili per gli allenatori ed il loro staff.

Per entrare un po’ più nel dettaglio cerchiamo di rispondere a questa banale domanda: è davvero così cambiato il calcio?

Il calcio si gioca sempre con la palla in 11 contro 11, oggi però rispetto al passato abbiamo a disposizione più tecnologia e dati che possono essere sfruttati come supporto competitivo per monitorare le performance degli atleti. L’analisi ed elaborazione dati che Football Intelligence propone non è quindi una soluzione ma un supporto che può aumentare il vantaggio competitivo di ogni allenatore.

Football Intelligence propone modelli per il monitoraggio delle performance dei calciatori, indici e soglie di rendimento dei giocatori, simulazioni di gioco e supporti per scegliere il giocatore più idoneo, già in sede di calcio mercato…

La validità del progetto Football Intelligence pare confermata dalla vittoria del contest #hackmcfc del Manchester City. L’idea di partecipare è nata quasi per caso: una mattina in cui eravamo riuniti attorno a un tavolo per preparare alcuni lavori, ci siamo iscritti e ci hanno selezionato. E’ stata una grande soddisfazione vincere il premio come migliore idea.

Il modello che Football Intelligence ha creato e presentato al Manchester City analizza, sofisticatamente, sia i flussi di gioco che i sistemi tattici delle partite prese in esame. In particolare, il singolo giocatore viene valutato nei suoi movimenti, sia rispetto ai compagni che agli avversari, al fine di riuscire a studiare le tattiche e gli schemi più efficaci.

Tre sono i risultati concreti:

  • studio ed analisi storica del comportamento della propria squadra e della squadra avversaria nei vari contesti di gioco analizzando i dati di traking: azioni più frequenti, distanze, come si muovono i giocatori sul campo rispetto alla palla e le loro “tendenze”: come e a chi passano la palla, come si muovono se la palla è in un determinato punto, le interazioni tra giocatori ecc.;

  • studio ed analisi della tattica più efficace, tenendo conto dei punti deboli dell’avversario: vengono simulate le linee di passaggio più idonee per “concludere in porta”;

  • in ottica calcio mercato il sistema consente di verificare l’inserimento di un nuovo giocatore nel contesto tattico della squadra e quanto quest’ultimo può essere funzionale ad un determinato progetto di gioco: non sempre infatti il giocatore più forte in assoluto è, in concreto, il migliore per una squadra.

La crescita dell’azienda è andata di pari passo con le attività di ricerca e sviluppo portate avanti insieme ad alcuni allenatori di Serie A e con aziende del settore rilevazione dati. Attualmente stiamo lanciando alcuni servizi in partnership con le maggiori aziende di rilevazione dati, ma non si ferma di certo la preziosa attività di ricerca e sviluppo per proporre supporti sempre più affidabili per la preparazione delle partite.

Chiaramente non è tutto rose e fiori il mondo delle start-up; in generale, per una idea che viene messa a reddito, ce ne sono a centinaia che falliscono. Spesso mancano i finanziamenti e le aziende non riescono ad autofinanziarsi. Nel settore dello sport forse le difficoltà sono anche maggiori. Infatti, il settore sportivo e in particolare il calcio rispetto ad altri ambiti è ancora molto “acerbo” per recepire simili innovazioni. La difficoltà sta tutta nel cercare di proporre cose semplici e utili che possano essere recepite da parte degli interlocutori che, nella maggior parte dei casi, sono allenatori o tecnici addetti ai lavori.

In ogni caso, a piccoli passi, ma qualcosa si muove. Dalla totale diffidenza di qualche anno fa oggi stiamo finalmente vedendo i primi risultati di applicazione di supporti tecnologici. E ciò anche grazie ai molti investimenti che importanti i aziende hanno fatto nel campo della rilevazione dei dati. Il prossimo passo sarà riuscire a elaborare questi dati per ottimizzarne la consultazione.

E’ esattamente questo il core business di Football Intelligence che acquisisce i dati dalle aziende di rilevazione e li elabora.

 

 

(30 gennaio 2017)

 

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